Sovrappeso e obesità
Un italiano su due pesa troppo. E un quinto dei pazienti sovrappeso è obeso, cioè pesa oltre una volta e mezzo quanto dovrebbe, e ha dieci volte più possibilità di sviluppare il diabete. Inoltre, rischia di più infarto, artropatie, cadute (specie da anziano): in pratica di ammalarsi o morire prima. Si stima che in Europa l’eccesso di grasso causi ogni anno un milione di decessi e 12 milioni di anni di vita spesi a curarsi. C’è chi deve preoccuparsi di più. Su cento maggiorenni italiani 35 sono sovrappeso e altri dieci sono obesi. È in sovrappeso un paziente che sulla bilancia supera il 30 per cento del peso ideale calcolato con il sistema del Body mass index (entro il 30 per cento si è comunque “eccedenti” e si devono controllare pressione, colesterolo, trigliceridi).
Quando si va oltre il 60 per cento, invece, si parla di obesità. Si può diventare obesi a ogni età. In qualsiasi fase della vita, traumi di ogni tipo possono portare un soggetto con un normale indice di massa corporea a un’alimentazione scorretta e a un’obesità marcata. Poi però ci sono altre cause: ereditarietà o abitudini alimentari errate.
L’eccesso di peso colpisce il 20 per cento o poco più dei soggetti sotto gli 11 anni, ma nell’adolescenza si sale al famoso 35 per cento di sovrappeso, più 10 per cento di obesi. Crescendo non si riesce più a contrastare l’eccesso di grassi e zuccheri introdotti. Del resto, lo stile di vita è cambiato negli ultimi 30-50 anni. Oltre alla maggior disponibilità economica e grande disponibilità di cibo, prima causa del maggior consumo alimentare, si assiste dall’adolescenza a un aumento progressivo della sedentarietà. Pc, smartphone, programmi televisivi, giochi elettronici portano in secondo piano o escludono del tutto movimento e attività fisica, per i ragazzi conta molto l’esempio dei familiari. Molto spesso gli obesi presentano altri casi di obesità in famiglia, non solo per predisposizione genetica ma anche per influenza ambientale». Non è invece vero che si diventa troppo grassi “anche se si mangia poco”. «Uno dei pionieri della chirurgia dell’obesità in Italia, il professor Walter Montorsi, diceva che in una famiglia obesa anche il gatto è obeso», all’aumento di peso vi può essere una componente genetica, ma c’è sempre un’alimentazione che supera il consumo di energia. Sia che sussista un appetito patologico sia che ci si moderi, si tende a mangiare in quantità superiori al fabbisogno energetico. L’obesità dovuta a fattori endocrini è rara».
Il cibo può diventare un vero e proprio “calmante” dopo traumi o mancanze affettive non riconosciute fin dall’infanzia o anche per problemi di vita relazionale e professionale. Ciò porta a una scarsa consapevolezza dei propri stati emotivi e quindi una certa difficoltà a gestirli: si usa il cibo per sedare questo disagio.
Le cure possono essere diverse, la ricerca, la medicina e le tecnologie oggi aiutano molto ma il vero antidoto può e deve essere solo quello culturale, un’educazione alimentare che parta dalle scuole di ogni grado per i più giovani ed un aiuto per gli adulti e per le famiglie che devono colmare quel vuoto educativo. Il ruolo comunicativo dell’esperto di alimentazione è dunque cruciale.