Alimentazione e sindrome metabolica
La sindrome metabolica è un insieme di fattori di rischio correlati, di origine metabolica, associata allo sviluppo di malattia cardiovascolare aterosclerotica.
È caratterizzata:
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dall’obesità addominale
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dislipidemie con aumento del livello dei trigliceridi, del colesterolo LDL e riduzione del colesterolo HDL
Il termine è stato utilizzato per la prima volta nel 2001, per descrivere la presenza concomitante di obesità, dislipidemia, ipertensione e alterazioni del metabolismo.
Tuttavia l’associazione tra disordini metabolici e rischio cardiovascolare era stata già stata riconosciuta decenni prima.
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Sindrome metabolica: i criteri
Diverse organizzazioni hanno proposto criteri diversi per descrivere la relazione tra malattie cardiovascolari e metaboliche.
Nel 1988 l’OMS ha proposto una definizione di sindrome metabolica incentrata sulla presenza di insulino-resistenza (riduzione insulino-sensiblità), alterata glicemia a digiuno, ridotta tolleranza al glucosio o presenza di diabete di tipo 2, uno di questi in associazione a due tra:
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dislipidemia
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microalbuminuria (presenza di albumina nelle urine).
Dal 2003 la sindrome metabolica viene individuata in base alla presenza di almeno 3 fattori tra:
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Aumento della circonferenza vita (obesità addominale) >102cm nell’uomo e > a 88cm nella donna
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Trigliceridi > 150 mg/DL
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Colesterolo HDL < a 40mg/DL per l’uomo e < a 50 mg/DL per la donna
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Ipertensione arteriosa con valori superiori a 130/85 mmHg o se già in terapia
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Livelli di glicemia a digiuno compatibili con diagnosi di insulino resistenza o diabete mellito
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Malattia in aumento
Le malattie associate alla sindrome metabolica sono aumentate in tutto il mondo.
L’obesità, nell’arco di vent’anni negli Stati Uniti ad esempio è aumentata addirittura fino a più del 30% nel 2016.
L’elevata prevalenza globale della sindrome metabolica è da attribuire a:
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consumo di cibi ricchi di calorie
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stile di vita sedentario
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basso stato socioeconomico
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rapida urbanizzazione.
Uno studio europeo ha valutato la frequenza dei singoli componenti della sindrome metabolica in soggetti con obesità e ha dimostrato che la presenza di sindrome metabolica dipende principalmente da pressione arteriosa elevata, seguita da livelli di trigliceridi elevati e livelli di HDL ridotti, e solo in misura minore dai livelli di glicemia.
Negli Stati Uniti si stima che quasi il 35% della popolazione sia affetta da sindrome metabolica, con distribuzione simile tra uomini e donne.
Secondo i dati dell’ISS in Italia il 23% degli uomini e il 21% delle donne è affetto da sindrome metabolica.
La prevalenza aumenta con l’età avanzata, fattore di rischio per la presenza di questa sindrome.
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Rischi associati
La presenza di sindrome metabolica aumenta il rischio cardiovascolare.
Rispetto al rischio medio, chi ha diagnosi di sindrome metabolica ha quasi il doppio di possibilità di andare incontro a patologia cardiovascolare.
Il rischio cardiovascolare e di mortalità cardiovascolare aumenta con l’aumentare dei componenti della sindrome presenti in una persona.
Inoltre, la presenza di questa sindrome aumenta anche il rischio di sviluppare diabete di tipo 2, da 4 a 7 volte.
Inoltre, chi presenta 3 o più alterazioni metaboliche ha un rischio 22 volte maggiore di sviluppare diabete rispetto a chi non ha alcun fattore di rischio cardiometabolico.
La massima riduzione del rischio di sviluppare diabete si può avere mantenendo ben controllati tutti e 5 i componenti della sindrome metabolica.
La diagnosi consente di identificare le persone a rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.
Inoltre quando si riscontra una delle alterazioni caratteristiche della sindrome, si dovrebbero cercare le altre, aumentando la possibilità di trattarle e ridurre il rischio cardiovascolare.
È importante sapere che alcune condizioni come la sindrome dell’ovaio policistico e quella delle apnee notturne sono spesso associate a sindrome metabolica, in queste persone, la prevalenza di sindrome metabolica è maggiore.
Il percorso che da obesità viscerale e insulino-resistenza conduce al diabete conclamato e alla malattia cardiovascolare aterosclerotica si svolge in diversi anni.
La lipotossicità, lo stress ossidativo, l’infiammazione e l’iperglicemia (quando sopraggiunge), concorrono in maniera sinergica anche alla progressione della aterosclerosi.
Fattori genetici e ambientali, come il tipo di dieta, l’alimentazione, lo stress e il tabagismo, possono aggravare o al contrario attenuare alcune delle diverse componenti della sindrome metabolica.
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Sindrome metabolica: il trattamento
L’obiettivo del trattamento è la riduzione del rischio di malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2 quando questo non è ancora presente.
La gestione complessiva prevede:
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l’implementazione di cambiamenti nello stile di vita e nella dieta mirata al calo ponderale
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il trattamento della dislipidemia
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trattamento dell’ipertensione se presente
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il trattamento del diabete.
Tanti pazienti con sindrome metabolica, quasi la maggior parte, sono in sovrappeso o con obesità.
La riduzione del peso con il cambiamento dello stile di vita, con restrizione calorica e un aumento dell’attività fisica è una parte molto importante nella gestione della malattia.
Per quanto riguarda la correzione dello stile di vita per obesità addominale è raccomandato un calo ponderale di almeno il 7/10% in un anno con obiettivo generale di raggiungere il normopeso e scendere al di sotto dei limiti di circonferenza vita per diagnosi di sindrome metabolica (102/88 cm).
Le raccomandazioni generali su attività fisica sono di combinare attività aerobica con almeno 30 minuti al giorno per 5 giorni e allenamento contro resistenza per 2 giorni a settimana.
Le raccomandazioni dietetiche indicano la necessità di ridurre grassi saturi, grassi trans e colesterolo, evitare sale per ipertensione arteriosa e gli zuccheri semplici.
È indispensabile quindi aderire a una dieta corretta, una tra tutte la dieta mediterranea e praticare regolarmente attività fisica evitando cibi pronti, snack salati, merendine, bibite zuccherate e ogni sorta di cibo spazzatura.